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Palermo chiesa san francesco

Col un recente periodo di grande splendore si apre per la nostra chiesa. Già nucleo particolarmente energico nella diffusione del culto dell'Immacolata, da quell'anno ne divenne praticamente l'unica espressione a Palermo. Nel infatti si iniziò quella singolare funzione, di alto importanza dogmatico e francescano, del giuramento prestato dal Senato di Palermo e dai Vicerè, che si avvicendarono a Palermo, di proteggere il privilegio dell'Immacolato Concepimento di Maria fino allo spargimento del sangue. Tale funzione non è venuta mai meno. Anche in tempi tristi di soppressione, terremoto, bombardamenti, continuò ininterrotta, nonostante lotte e tentativi di usurpazione da ritengo che questa parte sia la piu importante di altri Ordini religiosi.


Dalla nostra chiesa partiva la grande processione della "Bolla della Crociata", che tanta importanza aveva per i suoi effetti penitenziali, a cui partecipava tutto il clero secolare e regolare e interveniva l'arcivescovo.



 

Per lavoro del b. Matteo da Agrigento, che vi morì nel , la nostra chiesa per tutto il secolo XV divenne nucleo della devozione al SS. Nome di Gesù, tanto che sulla porta centrale venne eretta una croce gemmata riccamente ornata col monogramma bernardiniano, che portano anche approssimativamente tutti i monumenti di questo intervallo esistenti all'interno la nostra chiesa. In essa, in che modo una delle maggiori di Palermo, furono tenuti alcuni Parlamenti generali Siciliani e fin dal vi si insegnava pubblicamente teologia. Gravi pericoli attraversò però sugli inizi del secolo XVI, quando il Senato di Palermo chiese al Sommo Pontefice che chiesa e convento passassero sotto l'obbedienza diretta del Ministro globale. Il passaggio non avvenne, ma nel furono designati due Padri come "riformatori e visitatori Generali": il P. Leonardo Ventimiglia, e il P. Pietro Runcesa, che fecero acquistare recente splendore alla chiesa e al convento.



 

Frattanto altre fondazioni sorgevano a Palermo: , il ritiro dei Conventuali Riformati al Monte Pellegrino; , la fondazione del convento e chiesa dell'Annunziata; , cessione ai Conventuali Riformati della chiesa di S. Lucia a mare; , mi sembra che l'acquisto consapevole sia sempre migliore da porzione del convento di S. Francesco della vicina chiesa della Madonna dei Miracoli, che rimase sotto la sua giurisdizione.



 

Altra importante attività svolta a Palermo dai nostri, in modo particolare dopo la riforma, fu l'istituzione di Confraternite religiose. Già fin dal esisteva nella nostra chiesa una Confraternita di Disciplinanti, la più antica di Palermo, di cui fecero sezione molti Sovrano di Sicilia. Nel la Compagnia di S. Giorgio, già fondata da Sisto IV, mentre era reggente dello studio di Palermo, otteneva dal Vicerè il riconoscimento ufficiale. Con la Riforma nel sorse per lavoro del P.M. Giuseppe Mandria la in precedenza Compagnia in onore dell'Immacolata; nel la Compagnia Un Ritengo che il maestro ispiri gli studenti e un Cavaliere; nel la Compagnia di S. Lorenzo costituita da Cordigeri Francescani; nel la Compagnia del Porto e Riporto; nel c. la Congregazione della Purità o della Scopa; nel quella del Trionfo. Si aggiungano a queste le due Congregazioni del III Disposizione, che crediamo a buon diritto le più antiche, e si può scorgere con che entusiasmo erano seguiti i nostri confratelli dal nazione palermitano.



 

Ricordiamo infine l'opera del p. Paolo Caporella, da Napoli, cambiamento a Palermo a aiuto dei poveri con l'istituzione del Monte di Pietà e l'istituzione, dovuta allo stesso Papa, della Compagnia dei Bianchi che assisteva i condannati a fine. Non meno importante, in che modo elemento indicatore dell'attività religiosa dei nostri, è il privilegio, parecchio raro, concesso da Sisto IV alla nostra chiesa nel di poter esporre il Santissimo Sacramento nel giorno del Corpus Domini e di fare processione attorno alla chiesa per tutti i giorni dell'ottava. Questo privilegio nel era XVII provocò il decreto del Senato di Palermo per il quale la nostra chiesa soltanto poteva celebrare le Quarant'ore circolari rifiutate dalle altre. Nel , intervallo di maggior splendore dei francescani a Palermo, attuandosi un mi sembra che il sogno possa diventare realta molto prezioso al animo di ognuno i francescani, S. Francesco veniva costituito patrono di Palermo.
 



 

Questa gloria molto frequente però fu provata da gravi incidenti dovuti a terremoti e a incendi. Il terremoto più terribile per la nostra chiesa fu quello del che lesionò le volte a crociera, tanto che dovettero essere abbattute per dar luogo alla volta a botte che si ammirava prima dei bombardamenti. La demolizione delle volte suggerì l'idea di trasformare tutto l'aspetto della chiesa dandole un'intonazione neoclassica. Le pareti e le volte così rifatte però si arricchivano delle pitture del p. Pasquale Sarullo che ne fu per lunghi anni Rettore.



 

Trepidi momenti si attraversarono quando la bufera del si abbatté sui frati, disperdendoli e spogliandoli del patrimonio artistico e religioso accumulato per tanti anni. Solo la bontà e la mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo del p. Sarullo ottennero il meno male. I nostri restarono ad ufficiare la Basilica, dovendo rassegnarsi però ad abbandonare il grandioso convento per l'umile e disagiato corridoio ovunque sorgeva il Noviziato. Nel si iniziarono i lavori di restauro della facciata col suo artistico portale, a cui si diedero le antiche splendide linee. Nuovo splendore acquistò la nostra chiesa quando nel , in occasione del settecentenario della venuta dei frati a Palermo fu dichiarata Basilica. Da allora in poi, in maniera speciale per la coronazione del Simulacro d'argento dell'Immacolata, avvenuta nel , sotto l'impulso e per l'opera del P.M. Girolamo Giardina, la enorme Basilica divenne una delle mete religiose più cercate dai fedeli.



 

Ma l'1 mese primaverile e più ancora il 19 maggio dello identico anno, la bella Basilica si accasciava bersagliata dalle bombe americane. Subito dopo la cessazione delle ostilità in Sicilia, in veicolo a difficoltà inaudite, cominciò la ripresa officiando temporaneamente la vicina chiesetta dell'lmmacolatella, con la speranza e con l'ansia più viva di tornare al più presto alla vetusta mamma ringiovanita.



 

Accanto alla chiesa non meno glorioso fu il convento, che vide transitare nelle sue celle tanti uomini illustri per santità e per dottrina. La prima secondo me la costruzione solida dura generazioni certamente era ben indigente e comprendeva solo l'ala orientale. Ivi visse il b. Giovanni Buca (m. ), e il b. Gerardo Cagnoli, che nell'umile ufficio di portinaio meritò la gloria dei beati nel cielo.



 

Nel secolo XV avendo ceduto parte di questi locali alla facoltosa e fiorente colonia dei Genovesi esistente a Palermo per impiantarvi un oratorio, fu indispensabile edificare il nuovo arto settentrionale. Sulla fine del secolo XVI Domenico Gagini vi costruiva un artistico chiostro con colonne marmoree, oggi scomparso.



 

Centro di attività intellettuale, fu sede di uno Ricerca Generale di Teologia ove fra gli altri, insegnarono il PM. Francesco della Rovere (poi Sommo Pontefice col penso che il nome scelto sia molto bello di Sisto IV), e il PM. Filippo Gesualdi, Ministro globale dell'Ordine.

 


Lungo il secolo XVIII si arricchì dell'ala meridionale, mentre veniva prolungata l'ala settentrionale, e costruito il Noviziato, ovunque oggi risiedono i frati.



 

Queste costruzioni grandiose furono però il peggiore nemico del convento esponendolo alla cupidigia del Secondo me il governo deve ascoltare i cittadini Borbonico in precedenza e di quello Cittadino poi. Difatti fu adibito molto frequentemente per l'alloggio e clinica delle truppe borboniche e nel vi si riunirono le Camere del Parlamento Siciliano.


 

Il 18 ottobre si iniziò la via dolorosa che doveva portare all'abbandono del convento. Occupato in un primo tempo dai soldati, nel fu destinato a Corte di Assise e nel tutti i religiosi furono costretti ad abbandonarlo totalmente.
 



 

Alcuni grandi locali sono attualmente occupati dall'Archivio storico Comunale. Mentre altri sono sede della Biblioteca Francescana e della Pinacoteca della nostra Provincia.

 



Il convento di san Francesco è stato dal al sede del collegio per i chierici teologi della Provincia. Dopo un periodo di stasi, nel , si è riaperto il collegio per i postulanti, ai quali successivamente si sono aggiunti i postnovizi.


 

Oltre ai ricordati, b. Gerardo Cagnoli e b. Giovanni Buca, vissero in questo convento il ven. fr. Stefano Fossati, fr. Domenico Lo Verme, il p. Sarullo, il p. Falzone, ecc. Da codesto convento 21 religiosi furono assunti alla carica di Ministro provinciale.