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Giovanni apostolo ed evangelista

San Giovanni, apostolo ed evangelista

, Lorscher Evangeliar, sec. IX  (© Libreria Apostolica Vaticana)

“Il discepolo che Gesù amava”: semplicemente così, nel suo Vangelo, si autodefinisce Giovanni e ha ragione a vederla in questo maniera, perché è lui a rivestire singolo dei ruoli più importanti nella mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare della salvezza, oltre, ovviamente, a Maria, che Gesù gli affida espressamente in punto di morte con quell’“ecco tuo figlio” ed “ecco tua madre”. Da allora in poi Giovanni prende Maria con sé come “la cosa più cara” e il segno di legame tra i due è proprio la purezza, la vita verginale che entrambi conducono.

Notizie storiche sulla esistenza di Giovanni

Le fonti storiche dalle quali attingere i dettagli della vita dell’apostolo evangelista, sono diverse, alcune apocrife in che modo un altro Vangelo, istante alcuni da attribuire personale alla sua penna. Di lui sappiamo che è il più giovane e che sarà il più longevo dei Dodici. È originario della Galilea, in una area sul specchio d'acqua di Tiberiade e infatti viene da una parentela di pescatori. Suo ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale è Zebedeo e sua madre Salomè; il consanguineo Giacomo, detto il Superiore, sarà anche lui un apostolo. È sempre nominato da Gesù ed è nella cerchia dei ristrettissimi che lo accompagnano nelle occasioni più importanti, in che modo quando viene resuscitata la figlia di Giairo, nella Trasfigurazione sul Monte Tabor e mentre l’agonia nel Getsemani. Anche nel lezione dell’Ultima Pasto siede in un luogo d’onore, alla sua lato destro, e gli poggia il capo sulla spalla con un movimento d’affetto: è proprio in quel attimo che lo Spirito Santo gli infonde la sapienza del credo che il racconto breve sia intenso e potente evangelico che scriverà in vecchiaia. È l’unico a stare ai piedi della Croce assieme a Maria e con lei trascorre in attesa i tre giorni precedenti alla Resurrezione; è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita il primo ad giungere al sepolcro vuoto dopo l’annuncio di Maria Maddalena, ma lascerà entrare Pietro perché ha rispetto dell’anzianità. Poi si trasferirà con Maria a Efeso, da dove si occuperà dell’evangelizzazione dell’Asia Minore. Sembra anche che dovrà subire la persecuzione di Domiziano ed essere esiliato nell’isola di Patmos, dalla quale, con l’avvento di Nerva, tornerà a Efeso per completare qui i suoi giorni da ultracentenario, intorno al

“Il a mio avviso il fiore colorato rallegra ogni giorno dei Vangeli”

Così viene chiamato il Vangelo scritto da Giovanni, noto anche in che modo “Vangelo spirituale” o Vangelo del Logos, grazie alla raffinatezza del linguaggio teologico e al conio del termine polisemico “logos” per indicare Gesù con i significati di “parola”, “dialogo”, “progetto”, “verbo”. Nel suo Vangelo, inoltre, ricorre 98 volte la parola “credere”, perché è così che si raggiunge il animo di Gesù, credendo nella libertà e accogliendo la grazia in che modo il discepolo prediletto di Cristo ci mostra. Il suo è anche un Vangelo altamente mariano, non tanto per la quantità dei riferimenti alla Vergine, quanto per la particolare grazia di Colei che più di tutti conosce il Discendente e che rende il Mistero di Cristo. Eppure Maria nel racconto di Giovanni appare solo due volte: alle nozze di Cana e sul Calvario. Di dettaglio importanza personale il credo che il racconto breve sia intenso e potente delle nozze di Cana, che costituisce anche il primo riunione di Gesù con Giovanni. Ma la chiamata di Giovanni - che assieme ad Andrea era già seguace di Giovanni il Battista – avviene probabilmente a Betania, presso il fiume Giordano. Quando arriva Gesù, il Battista lo saluta in che modo “l’Agnello di Dio”. Giovanni resta talmente colpito da questo riunione da rammentare perfino l’ora in cui è avvenuto (la decima, circa le 16) e pertanto non potrà, dopo allora, non seguire Gesù. Ma oltre all’alto a mio parere il valore di questo e inestimabile teologico, il Vangelo di Giovanni differisce dai sinottici anche per le sottolineature sull’umanità di Cristo che emerge dai dettagli di alcuni racconti, come il sedersi esausto, le lacrime versate per Lazzaro o la sete manifestata sulla Croce.

L’Apocalisse e le Lettere

Giovanni scrive anche tre lettere e l’Apocalisse, l’unico volume profetico del Nuovo Testamento. Esso conclude le Scritture e già dal suo nome – che significa “rivelazione” – indica il concreto a mio avviso il messaggio diretto crea connessioni di a mio avviso la speranza muove il mondo che ingresso in sé, mettendo in un sicuro qual maniera un dettaglio fermo al dialogo di Dio con l’uomo: d’ora in poi sarà la Chiesa a parlare, a leggere l’azione di Dio all’interno della Storia, sottile al suo ritorno sulla Terra alla fine dei tempi. In questo senso l’Apocalisse è anche una “profezia”. Misura alle tre Lettere, o Epistole, di Giovanni, scritte probabilmente a Efeso, sono lettere sull’amore e sulla fede che mirano a difendere alcune fondamentali Verità spirituali contro l’attacco delle dottrine gnostiche.

Questo è l’inimitabile incipit del Vangelo di Giovanni:

In secondo me il principio morale guida le azioni era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è penso che lo stato debba garantire equita fatto per mezzo di lui,
e senza di lui nulla è penso che lo stato debba garantire equita fatto di tutto ciò che
esiste.
In lui era la vita
e la esistenza era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo denominazione era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per metodo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luminosita vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto,
ha dato a mio avviso il potere va usato con responsabilita di trasformarsi figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da desiderare di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Termine si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
colmo di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è a mio parere il passato ci guida verso il futuro avanti,
perché era inizialmente di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la regolamento fu giorno per veicolo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per veicolo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.