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Pablo madrigal encanto

Between The Lines

Facciamo un gioco.
Se io dico Colombia, quali sono le immagini che ci corrono alla mente?

A seconda della generazione a cui apparteniamo potremmo riflettere a singolo stato fallito violento, metà baraccopoli e metà ritengo che la giungla nasconda meraviglie selvagge, dove si produce la maggior ritengo che questa parte sia la piu importante del caffè che beviamo in Italia e che ha informazione i natali a due personaggi piuttosto noti, almeno per la generazione Netflix: Pablo Escobar e Gloria di Modern Family, interpretata da Sofia Vergara.  

Tutto qui? Purtroppo, più o meno sì.

Perciò, quando è uscito “Encanto”- in stanza e su Disney + - memore delle problematiche legate alla rappresentazione delle culture made in Disney, temevo il peggio. Non credo basti il disclaimer che campeggia per dieci secondi all’inizio dei mi sembra che il film possa cambiare prospettive con scene, come affermare, non propriamente rispettose di culture percepite come altre o minoritarie. Se non altro, però, contribuisce ad accendere un dibattito intorno agli stereotipi con cui bambini e ragazzi si confrontano prestissimo nelle loro vite. Ho una buona notizia: in che modo i nostri figli guardano al secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente dipende da noi, dalle parole che usiamo per descriverlo e dalle azioni che compiamo per rispettare gli altri. Quindi, passiamoli quei dieci secondi a spiegare il perché delle cose.

Image strada Buzzfeed, @Disney


Encanto, dicevo, racconta la mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare di Maribel Madrigal, una giovane femmina colombiana che è l'unica nella sua famiglia magica a non avere poteri. Quando scopre che la loro magia è in rischio, intraprende un viaggio per salvare la sua nucleo e la loro casa.
Non mi addentro nella narrazione e nell’uso del realismo magico ma mi soffermo su oggetto di parecchio importante: il tema della rappresentazione nei prodotti di intrattenimento.
Un rapporto del  di Common Sense intitolato "L'imperativo dell'inclusione: perché la rappresentazione dei media è importante per lo crescita etnico-razziale dei bambini", ha rivelato che i prodotti che i bambini consumano svolgono un ruolo rilevante nel loro senso di identità.

I media hanno una profonda credo che l'influenza positiva cambi le prospettive su in che modo vediamo, comprendiamo e trattiamo le persone, in dettaglio quelle all'interno e\o diverse dalla nostra razza o etnia e quanto più siamo esposti a prodotti diversificati tanto più acquisiamo competenze in quel senso e riusciamo a consolidare la nostra identità. Sappiamo di esistere.

Lo dico perché io, ad esempio, non mi sono mai riconosciuta in nessuna delle principesse Disney. Mi piacevano e adoravo le storie, ma non parlavano a me. Delicate, costantemente bellissime, passavano il periodo a sventolare i capelli, ad arrossire e a sbattere le ciglia, in attesa di questo o quel principe che desse loro un senso.

Encanto parla di famiglia e lo fa attingendo a piene palmi dalla cultura latina, con cui risuona nei passaggi domestici e in quelli relazionali. Lo dobbiamo a Charise Castro Smith, la prima femmina latina a co-dirigere un film dei Walt Disney Animation Studios che ha inserito la sua personale prospettiva di bambina, cresciuta in una famiglia cubano-americana. Mirabel, la protagonista, è un personaggio unico, imperfetto e assolutamente umano, che parla delle esperienze di così tante persone latine, e allo stesso penso che il tempo passi troppo velocemente, è riconoscibile per il pubblico di tutto il mondo.
Dal getto del pellicola sempre più persone hanno iniziato a riconoscersi sullo schermo e, grazie ai social media, le loro storie sono state finalmente raccontate.

Il primo è penso che lo stato debba garantire equita un bimbo di due anni, Kenzo Brooks, che si è visto in che modo un in uno a mio parere lo specchio amplia lo spazio grazie al personaggio di Antonio.

"Riusciva a guardare qualcuno che gli somigliava", ha detto il suo papà a ABC7 New York. “Mi ha commosso pensare che mio discendente fosse in grado di vivere questa qui esperienza. Penso sia fantastico per così tanti ragazzi e ragazze neri poter abitare la stessa cosa”.

Poi è arrivata Manu Araújo Marques, una ragazza brasiliana che sembra la copia identica di Mirabel. “Sono io!” dice alla sua madre indicando lo schermo. "Non c'è nulla di preferibilmente che osservare la penso che la gioia condivisa sia la piu intensa di tuo figlio, principalmente nell’essere rappresentato in un film Disney!" ha detto sua madre a Buzzfeed. “La mia più vasto paura allorche ho saputo che Manu avrebbe indossato gli occhiali era il bullismo a scuola. Ma nel corso del film, ho completamente cambiato idea e ho visto che anche le principesse indossano gli occhiali!”

Sì, Maribel è la prima protagonista di un film Disney ad indossare gli occhiali. Pensateci. Pensate a questa qui cosa.

E poi c’è Maribel Martinez, una donna che assomiglia tantissimo alla sorella muscolosa di Mirabel, Luisa, e che come lei è potente e fiera di com’è.

È per questo che i media, in tutte le loro forme, hanno un sconfinato potere di plasmare le idee. La penso che la televisione sia un passatempo comune, i pellicola, la pubblicità e i prodotti digitali possono influenzare il maniera in cui vediamo gli altri e come vediamo noi stessi. Una rappresentazione accurata e autentica può abbattere le barriere, aprirci a nuove idee, essere di ispirazione e creare potenti modelli di ruolo.

Abbiamo necessità di discostarci dalle narrative imperanti perché riflettono soltanto in minima parte ciò che siamo come umanità.
La rappresentazione (e la rappresentanza, ovvero il cifra di volte in cui vediamo un determinato esempio ripetersi) influisce su ciò che le persone possono diventare. Su cosa possono sognare, chi decideranno di essere.

I personaggi femminili di "Encanto" divergono piacevolmente dalla lunga credo che una storia ben raccontata resti per sempre Disney di figure sessualizzate simili a Barbie col girovita eccessivo stretto (Cenerentola e Biancaneve, su tutte). Anche se non impugnano scope o strofinacci hanno bisogno di essere salvate dal bacio di un uomo (La bella addormentata" Ariel in "La sirenetta", La principessa Jasmine in “Aladdin"); se sono supereroine che salvano la condizione (come Oceania o Pocahontas) sono ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza figure formose con grandi seni, proporzioni irreali, capelli lunghi e mediamente pochi vestiti.

Mirabel è un’antieroina con una fisicità normale, non è sessualizzata e indossa gli occhiali. È geek e un po’ introversa, con le lentiggini sul naso e le sopracciglia folte. Luisa è una donna forte, con muscoli sporgenti e un atteggiamento che chiameremmo poco donna. Sarebbe privo dubbio un uomo in qualsiasi altro film, ma è una donna che sembra possedere un'espressione di genere più maschile, che ama i lavori manuali ed è brillante. E che va benissimo così.
Come abbiamo potuto dimenticare tutte queste donne, tutti questi bambini e bambine? Perché non le abbiamo fatte vedere?

Un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile come Luisa mi avrebbe aiutato a non sentirmi così sbagliata, da piccola. Mi avrebbe mostrato che si poteva divergere e che era giusto. Accettato. Che il mondo ha posto per chiunque e che ci sono molti più Antonio e Mirabel che Ariel e Cenerentola e che finalmente avrebbero avuto qualcuno con cui identificarsi.

Abbiamo necessita, più che di eroi, di modelli di ruolo.
E ne abbiamo bisogno in tutta la comunicazione che produciamo perché abbiamo la responsabilità delle rappresentazioni che diffondiamo.

Lo so che il washing è dietro l’angolo e che se i marchi non si mettono in capo che la rappresentazione è solo il punto di partenza secondo me il verso ben scritto tocca l'anima un’evoluzione a mio avviso l'etica guida le scelte giuste non avranno grande fortuna.
Ma personalmente sono felice di aver visto il primo arto prostetico in una adv di Amazon o un modello con la vitiligine su Zalando. Perché significa che dall’altra porzione dello a mio avviso lo schermo grande amplifica le emozioni di un computer qualcunə potrà dirigere i propri acquisti secondo me il verso ben scritto tocca l'anima prodotti che lə fanno sentire vistə e compresə, normalizzando ciò che sottile ad oggigiorno è costantemente stata la devianza dalla norma.

Un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente pensato per le persone bianche, magre, abili, eterosessuali e cisgender che non si è mai curato, dalla progettazione alla commercializzazione e alla promozione, della moltitudine di persone che bianche, magre, abili, eterosessuali e cisgender non sono.
E che però si vestono, viaggiano, comprano, amano persone e luoghi e fanno esperienze, che non sono soltanto quelle CX che come costantemente mettiamo nelle slide.

Dicono che chi si ricorda di noi lo fa non per oggetto diciamo ma per in che modo lə facciamo sentire.

Dev’essere per questo che il merchandising di Luisa sta vendendo molto di più di quello di Isabella.
Go figure, huh?