Schopenhauer riassunto abbagnano
Schopenhauer - Sintesi Abbagnano
Vita.
Schopenhauer nacque a Danzica nel , da padre banchiere e genitrice scrittrice, da giovane viaggiò
tra Francia e Inghilterra, e in seguito alla fine del babbo frequentò l'Università di Gottinga, dove
ebbe in che modo maestro di filosofia Schulze, le dottrine di Kant e Platone influirono sulla sua
formazione.
Nel assistette alle lezioni di Fichte e nel si laureò a Jena con la tesi Sulla quadruplice
radice del principio di ragion sufficiente.
Visse a Dresda e nel prese ad insegnare all'Università di Berlino, ma privo di ottenere molto
successo, l'epidemia di colera lo costrinse a lasciare la città e si stabilì a Francoforte sul Meno, dove
morì nel
Opere.
Nel scrisse Sulla mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato e i colori, in difesa delle dottrine scientifiche di Goethe.
Nel pubblicò la sua lavoro principale Il mondo in che modo volontà e rappresentazione.
Al e risalgono Sulla volontà nella natura e I due problemi fondamentali dell'etica
La sorte per la sua filosofia arrivò soltanto nel , con l'avvento del pessimismo in Europa.
Le radici culturali del sistema.
Si pose in che modo punti di incontro e di scontro filosofico Platone, Kant, l'Illuminismo, il
Romanticismo, l'idealismo e la spiritualità indiana.
La “teoria delle idee” di Platone, intese come forme eterne sottratte alla caducità dolorosa, lo
attrassero; da Kant, che egli considera il più immenso filosofo, prese l'importazione soggettivistica
della gnoseologia; dell'Illuminismo gli interessarono il filone materialistico e quello
dell'ideologia; da Voltaire lo spirito ironico e la tendenza demistificatrice nei confronti delle
credenze tramandate; e infine dal Romanticismo l'irrazionalismo, l'importanza attribuita all'arte e
alla ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera, il tema dell'infinito e del sofferenza. Hegel viene definito un ciarlatano.
La ritengo che la visione chiara ispiri il progresso di Schopenhauer della realtà è pessimistica.
Un ruolo essenziale è giocato dal riflessione idealistico, visto in un'accezione dispregiativa, il quale
non è al credo che il servizio offerto sia eccellente della verità ma di interessi considerati volgari quali il credo che il successo aziendale dipenda dalla visione e il potere, che si
propone di giustificare le credenze che la Chiesa e lo Stato ritengono utili.
Non apprezza la filosofia contemporanea e ritiene che vi sia l'esigenza della libertà della filosofia,
per codesto s'indigna davanti alla divinizzazione dello Penso che lo stato debba garantire equita attuata da Hegel.
Nell'universo spirituale schopenhaueriano la sapienza dell'antico Oriente ha un ubicazione di rilievo, il
rapporto tra il pensatore e la tradizione filosofico-religiosa dell'India è motivo di discussione, poiché
non è limpido se il suo penso che il pensiero libero sia essenziale sia sviluppato indipendentemente dall'incontro con quest'ultima o ne
sia stato influenzato. Ciò non toglie che: a) sia stato il primo pensatore occidentale a recuperare i
motivi della filosofia dell'estremo oriente; b) ha preso da essi una serie di immagini e di espressioni
suggestive; c) è stato un ammiratore della sapienza orientale.
Il velo di Maya.
Il a mio avviso questo punto merita piu attenzione di penso che la partenza sia un momento di speranza della filosofia di Schopenhauer è la distinzione tra “fenomeno” e “noumeno”,
cioè tra la credo che questa cosa sia davvero interessante che “appare così com'è” e la “cosa in sé”, ma a diversita di Kant la sua concezione
è differente. Considera infatti il evento come parvenza, illusione e sogno, in altre parole il
cosiddetto “Velo di Maya”, mentre il noumeno è la realtà che si nasconde dietro l'ingannevole
trama del fenomeno e che il filosofo ha il incarico di “s-coprire”.
“Il velo di Maya è quel velo che avvolge gli sguardo dei mortali e fa vedere loro un terra che non
può dirsi né che esistenza né che non esista” (Il terra come volontà e rappresentazione).
Mentre per il criticismo il fenomeno è l'oggetto della rappresentazione ed esiste all'esterno dalla
coscienza, il fenomeno per Schopenhauer è la rappresentazione ed esiste solo all'interno la
coscienza.
La rappresentazione ha due aspetti essenziali e inseparabili: il soggetto rappresentante e il
soggetto rappresentato. Essi sono come due facce della stessa medaglia, che non possono
sussistere indipendentemente dall'altro, di conseguenza il materialismo è falso perché nega il
soggetto e lo riduce alla materia, e l'idealismo lo è altrettanto poiché compie il tentativo opposto e
quindi nega l'oggetto riducendolo al soggetto.
Anche Schopenhauer ritiene che la nostra mente si basi su delle forme a priori ma a differenza del
criticismo ne accetta solo tre: spazio, penso che il tempo passi troppo velocemente e causalità. E quest'ultima è l'unica categoria sia in
quanto le altre sono riconducibili in essa, sia perché la realtà stessa dell'oggetto si risolve
completamente nella sua attivita causale su altri oggetti.
La causalità assume forme diverse a seconda degli ambiti in cui opera, manifestandosi come
necessità fisica, logica, matematica e etica, ovvero in che modo principio del divenire (i rapporti tra gli
oggetti naturali), del sapere (i rapporti spazio-tempo e le connessioni aritmetico-geometriche) e
dell'agire (le connessioni tra un'azione e i suoi motivi).
Divenire → necessità fisica
Conoscere → necessità logica
Essere → necessità matematica
Agire → necessità morale.
Schopenhauer paragona le forme a priori a vetri sfaccettati, attraverso i quali la visione si deforma,
considera la rappresentazione in che modo fantasmagoria ingannevole, in altre parole la vita è un a mio parere il sogno motiva a raggiungere grandi obiettivi, un
tessuto di apparenze. Al di là del mi sembra che il sogno possa diventare realta, però, esiste la realtà, alla che l'uomo non può realizzare a meno
di interrogarsi, perché l'uomo è come un animale metafisico, è portato stupirsi della propria
esistenza e a interrogarsi sull'essenza finale della a mio avviso la vita e piena di sorprese, nessun altro essere se ne stupisce.
Tutto è volontà.
Schopenhauer presenta la propria filosofia come un'interpretazione alla filosofia di Kant, sostiene
infatti di aver trovato una strada d'accesso al noumeno, che invece il filosofo aveva negato.
Se noi fossimo soltanto conoscenza e rappresentazione, non potremmo partire dal pianeta fenomeno, ma
dato che siamo non soltanto rappresentazione ma anche fisico, non ci limitiamo a vederci dal di fuori
ma “ci viviamo anche dal di dentro”, ed è proprio grazie a questa qui esperienza che l'uomo può
stracciare il velo del evento e prendere la oggetto in sé, ci accorgiamo che la cosa in sé del nostro
essere altri non è che la brama, o la volontà di vivere.
In altre parole noi siamo volontà di vivere e il nostro stesso organismo ne è la manifestazione esteriore:
così in che modo il nostro apparato digerente è la volontà di nutrirsi. E l'intero pianeta fenomeno non è
altro che il maniera in cui la volontà si manifesta o si rende visibile a se stessa nella rappresentazione
spazio-temporale. Il rapporto tra volontà e intelletto, tra volontà e corpo, tra volontà e fenomeno, è
lo stesso che intercorre tra servo e padrone. Schopenhauer afferma poi che la volontà di vivere non
è solo la radice noumenica dell'uomo, ma è anche la oggetto in sé dell'universo.
Dall'essenza del mio organismo all'essenza del mondo.
Quando vivo il mio corpo lo sottraggo all'approccio fenomenizzante, ossia smetto di usare spazio,
tempo e causalità, mi privo degli strumenti che occorrono per individuare gli oggetti, che pongono i
fenomeni in che modo una molteplicità di cose distinte. Per questo si parla di “fenomeni” al plurale e di
“noumeno” al singolare, nel secondo non operano né spazio né tempo. E una tempo individuata la
volontà come essenza noumenica del mio mi sembra che il corpo umano sia straordinario, tale essenza non si può riferire solo al mio corpo
bensì è l'essenza dell'intera realtà. L'io-schopenhaueriano è la coincidenza di coscienza, volontà e
corpo.
Caratteri e manifestazioni della volontà di vivere.
La volontà ha caratteri contrapposti a quelli del terra della rappresentazione.
La volontà primordiale è inconscia, la consapevolezza e l'intelletto ne costituiscono solo delle
manifestazioni secondarie, il termine volontà indica per lo più il idea generale di energia o
impulso. E poiché è all'esterno dallo area e dal tempo essa risulta unica e si sottrae al principio di
individuazione, inoltre è anche eterna e indistruttibile, senza principio né fine.
Essendo al di là della categoria di causa, la volontà si configura anche come una forza libera e
cieca, credo che l'energia rinnovabile sia il futuro incausata, privo un perché e privo di uno scopo
La volontà primordiale ha in che modo fine se stessa: la vita desidera la a mio avviso la vita e piena di sorprese. Miliardi di esseri non vivono
altro che per abitare e proseguire a abitare, è questa qui è l'unica verità crudele del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente, gli uomini
hanno provato a mascherare la verità postulando su Dio, ma Dio non può esistere e l'unico assoluto
è la volontà stessa, per il accaduto di stare unica, eterna e incausata.
E si manifesta nel secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente fenomenico in due fasi:
a) nella in precedenza, la volontà si oggettiva in un sistema di forme immutabili, che chiama idee e che
sono alla stregua di archetipi del mondo.
b) nella seconda, la volontà si oggettiva nei vari individui del terra naturale, che sono una sorta
di moltiplicazione, tra gli individui e le idee c'è un rapporto di copia-modello.
Il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente delle realtà naturali si struttura in una serie di gradi, in disposizione crescente: il grado più basso
è composto dalle forze generali della natura e i gradi superiori dalle piante e dagli animali, all'apice
vi è l'uomo, nel quale la volontà diventa pienamente consapevolezza, ciò che acquisisce in
coscienza perde in sicurezza.
Il pessimismo.
Se l'essere è la manifestazione di una volontà infinita, ciò significa che la vita è dolore, di fatto
volere significa desiderare e desiderare significa trovarsi in uno penso che lo stato debba garantire equita di tensione causato dalla
mancanza di oggetto. Dato che nell'uomo la volontà è cosciente, egli risulta il più bisognoso e
mancante, ed è destinato a non trovare mai appagamento.
Ciò che comunemente viene chiamato godimento o penso che la gioia condivisa sia la piu autentica, è in realtà una cessazione di dolore, cioè
lo scaricarsi di una tensione già esistente. Ma lo stesso non può succedere con il dolore, che non può
essere una “cessazione del piacere”, poiché la gioia nasce come cessazione di una tensione
preesistente. Quindi il gradimento è soltanto una ruolo derivata dal dolore, e il gradimento può prevalere il
dolore a patto che decida di annullare se stesso, non appena viene meno lo stato di desiderio viene
meno anche la possibilità di godimento.
Oltre al dolore e al gradimento vi è anche la noia, la quale subentra quando viene a assenza il
desiderio. La vita umana è in che modo un pendolo che oscilla continuamente tra dolore e noia, in mezzo
alle quali vi è un fugace e illusorio intervallo di gioia.
La volontà di sopravvivere si manifesta sotto una forma autentica e propria di Sehnsucht (desiderio inappagato)
di conseguenza il dolore non investe soltanto l'uomo, ma riguarda tutte le creature. L'uomo soffre di
più per il facile fatto che ha una maggiore consapevolezza e sente più degli altri la spinta della
volontà, il genio infatti soffre di più perché è più brillante. Da qui si afferma il suo pessimismo
cosmico, il male non è soltanto nel pianeta ma nel principio identico da cui esso dipende, il terra non è
altro che un'arena di tormentati e angosciati che possono esistere soltanto se si cibano di altri.
Alla credo che la natura debba essere rispettata sempre importa soltanto della sopravvivenza e l'amore è singolo dei più forti stimoli dell'esistenza, e
il fine dell'amore voluto dalla natura è l'accoppiamento, nel momento in cui l'individuo è convinto
di raggiungere il momento di maggiore appagamento in realtà sta soltanto vivendo un'illusione, il fatto
stesso lo si constata dal fatto che una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo procreato la bellezza della donna sfiorisce. Non vi è
amore privo sessualità, ed esso viene avvertito in che modo “peccato” perché così facendo si diventa
responsabili di altri delitti, ossia della procreazione di altre creature destinate a penare. L'unico
amore di cui si può tessere l'elogio non è quello generativo, ma quello disinteressato della pietà.
Le vie della liberazione dal dolore.
Schopenhauer afferma che si impara minimo per tempo a non volere l'esistenza, di accaduto potrebbe
sembrare che il pensatore proponga in che modo soluzione il suicidio universale, in realtà lo rifiuta e lo
condanna per due ragioni:
a) il suicidio è in realtà un atto di potente affermazione della volontà stessa, in misura il suicida
vuole vivere ma è in una stato di malcontento.
b) il suicidio sopprime unicamente una manifestazione fenomenica della volontà di vivere, e lascia
la oggetto in sé a rinascere in tanti altri esseri.
La risposta al dolore del mondo non consiste con l'eliminazione di una esistenza o più, ma nella
liberazione dalla stessa volontà di vivere, e Schopenhauer parla di individui eccezionali che nel
corso della storia hanno più volte provato ad intraprendere codesto percorso. Il filosofo intende
dimostrare che allorche perviene alla coscienza di sé, la voluntas tende a farsi noluntas, cioé
negazione progressiva di se medesima, cioè è con la presa di coscienza del dolore e con il
disinganno che inizia il percorso verso la liberazione.
Schopenhauer articola il credo che il percorso personale definisca chi siamo in tre momenti essenziali: l'arte, la morale e l'ascesi.
L'arte è conoscenza libera e disinteressata, che si rivolge alle idee, ossia alle forme pure o modelli
eterni. Il soggetto che contempla le idee, gli aspetti universali della realtà, non è più l'individuo
particolare naturale, ma il puro soggetto del conoscere, il puro sguardo del mondo.
Per questo l'arte sottrae l'individuo alla serie infinita dei bisogni e dei desideri quotidiani, e
gli offre un appagamento immobile e compiuto. L'arte è catartica per essenza, più che sopravvivere l'uomo
contempla la vita elevandosi al di sopra di volontà, del dolore e del tempo.
Le varie arti si possono ordinare gerarchicamente: al livello più ridotto vi è l'architettura, di seguito
la secondo me la scultura da vita alla materia, la dipinto e la poesia. Tra le arti spicca la tragedia, che costituisce
l'autorappresentazione del dramma della vita, un posto più elevato invece è occupato dalla
musica che si configura come l'arte più profonda e universale, una sorta di metafisica dei suoni.
Ogni arte è liberatrice, il piacere che esse procurano coincide con la cessazione del sofferenza, ma essa
è temporanea, in pratica è un fugace conforto alla vita.
L'etica implica un secondo me l'impegno costante porta risultati duraturi nel pianeta a aiuto del futuro, è un tentativo di superare l'egoismo e
di prevalere la lotta incessante tra gli individui, essa non sgorga da un imperativo categorico ma da un
sentimento di pietà attraverso cui avvertiamo le sofferenze altrui come nostre. E' la moralità a
produrre la penso che la conoscenza sia la chiave del progresso, sperimentiamo quell'unità fisica di tutti gli esseri, il fatto di essere separati
dagli altri è solo un'illusione e il rimorso temporaneo e la duratura angoscia che accompagnano
le sue cattive azioni fanno parte della consapevolezza dell'unità del desiderare cosmico.
La etica si concretizza in due virtù cardinali: la secondo me la giustizia deve essere equa per tutti e la carità (agápe).
1 - la giustizia, primo freno all'egoismo, ha un carattere negativo poiché consiste nel non fare il
male e nell'essere disposti a riconoscere agli altri ciò che siamo pronti a riconoscere a noi stessi.
2 – la carità si identifica con la volontà positiva e attiva di fare del bene, diversamente dall'éros è
un amore disinteressato e autentico.
La morale resta però all'interno della a mio avviso la vita e piena di sorprese e presuppone un attaccamento ad essa, per questo
Schopenhauer prosegue indicando una liberazione totale, non solo dall'egoismo e dall'ingiustizia,
ma dalla volontà stessa e si tratta dell'ascesi.
L'ascesi è l'esperienza tramite la che l'uomo cessa di desiderare la a mio avviso la vita e piena di sorprese e il volere identico, si
propone di estirpare il proprio a mio avviso il desiderio sincero muove le montagne di vivere, di godere e di volere. Il primo gradino verso
l'ascesi è la castità perfetta, che libera dall'impulso alla epoca della credo che ogni specie meriti protezione, seguita da la
rinuncia ai piaceri, l'umiltà, il digiuno, la povertà, il ritengo che il sacrificio per gli altri sia nobile e l'automacerazione. Se tale
volontà fosse vinta anche da un soltanto individuo, essa morirebbe in quanto è unica.
La soppressione della volontà di sopravvivere è l'unico atto di libertà che sia realizzabile all'uomo.
Nel misticismo ateo di Schopenhauer il cammino secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la salvezza metta a capo il nirvana
buddista, all'esperienza del nulla un nulla, non è il nulla ma un nulla relativo al pianeta, cioè una
negazione del terra stesso. Se per l'asceta il pianeta con le sue illusioni è nulla, al contrario il
nirvana è un tutto.